Un bellissimo articolo, io sono una di quelle persone che si rifiuta di essere chiamata “persona con utero” ma non ha niente in contrario se qualcuno vuole farcisi chiamare. Penso che la parola Donna sia piena di un’identità che dobbiamo affermare e coltivare e non possiamo permettere che dire “donna” diventi dire “di destra”
Io credo che sia in parte un problema di “etichette”, di questo attaccamento morboso a termini specifici con l’illusione che la nostra identità possa essere contenuta in una singola parola e dal conseguente sviluppo di una forma di gelosia nel momento in cui un soggetto dissimile tenta di appropriarsene. Finché ci si divide sulla base di quello che siamo e non ci si unisce sulla base di valori ed obiettivi comuni per la creazione di una società che sia adatta per chiunque questo è il risultato.
Grazie! Avevo bisogno di leggere qualcosa che mi facesse capire perché ultimamente mi sento persa e sfiduciata nei confronti di un movimento che mi ha liberato la vita.
Analisi veramente approfondita, e molto dolorosa. Da femminista, non di rado sento che mi si chiede di schierarmi in maniera netta e decisa, tutto o nulla, pena non essere riconosciuta e rappresentata. È ovvio che poi da questo sentimento di abbandono si possa insinuare la confortante illusione che ci riporta a strutture rigide e ci offre identità pronte, ma non fa di certo i nostri interessi.
Le ondate del femminismo richiamano una marea che si ritira per tornare più alta, ma forse sono più cerchi nell'acqua: dobbiamo ogni volta crearci da zero - qualcuno ricorda le sue cinque scrittrici preferite studiate a scuola? Le cinque scienziate o musiciste o pittrici? Ma ogni volta si allarga, aumenta la sua sfera di influenza. Sono certa che c'è una metafora migliore. Starcene raggomitolate a digerire non è una sconfitta* visto che intanto continuiamo a uscire e parlare e scrivere e fare cose.
*O magari lo è, però saremo sconfitte ma non dome.
Bellissimo articolo ma mi permetto di farti notare che la frase "si usano farmaci contro il diabete per dimagrire" non è più vera da un pezzo, esistono farmaci con lo stesso principio attivo apposta, ed è colpevolizzante per chi sta usando farmaci contro l'obesità perché fanno bene.
Grazie per questa riflessione, Ci consente di vedere con uno sguardo più periferico come stanno andando le cose. E, nonostante l'amarezza, dà speranza in UN femminismo più definito, ma inclusivo.
Un bellissimo articolo, io sono una di quelle persone che si rifiuta di essere chiamata “persona con utero” ma non ha niente in contrario se qualcuno vuole farcisi chiamare. Penso che la parola Donna sia piena di un’identità che dobbiamo affermare e coltivare e non possiamo permettere che dire “donna” diventi dire “di destra”
Io credo che sia in parte un problema di “etichette”, di questo attaccamento morboso a termini specifici con l’illusione che la nostra identità possa essere contenuta in una singola parola e dal conseguente sviluppo di una forma di gelosia nel momento in cui un soggetto dissimile tenta di appropriarsene. Finché ci si divide sulla base di quello che siamo e non ci si unisce sulla base di valori ed obiettivi comuni per la creazione di una società che sia adatta per chiunque questo è il risultato.
Grazie! Avevo bisogno di leggere qualcosa che mi facesse capire perché ultimamente mi sento persa e sfiduciata nei confronti di un movimento che mi ha liberato la vita.
Una riflessione molto amara, anzi, piuttosto dolorosa. Ma tremendamente necessaria.
Analisi veramente approfondita, e molto dolorosa. Da femminista, non di rado sento che mi si chiede di schierarmi in maniera netta e decisa, tutto o nulla, pena non essere riconosciuta e rappresentata. È ovvio che poi da questo sentimento di abbandono si possa insinuare la confortante illusione che ci riporta a strutture rigide e ci offre identità pronte, ma non fa di certo i nostri interessi.
Le ondate del femminismo richiamano una marea che si ritira per tornare più alta, ma forse sono più cerchi nell'acqua: dobbiamo ogni volta crearci da zero - qualcuno ricorda le sue cinque scrittrici preferite studiate a scuola? Le cinque scienziate o musiciste o pittrici? Ma ogni volta si allarga, aumenta la sua sfera di influenza. Sono certa che c'è una metafora migliore. Starcene raggomitolate a digerire non è una sconfitta* visto che intanto continuiamo a uscire e parlare e scrivere e fare cose.
*O magari lo è, però saremo sconfitte ma non dome.
Bellissimo articolo ma mi permetto di farti notare che la frase "si usano farmaci contro il diabete per dimagrire" non è più vera da un pezzo, esistono farmaci con lo stesso principio attivo apposta, ed è colpevolizzante per chi sta usando farmaci contro l'obesità perché fanno bene.
Grazie per questa riflessione, Ci consente di vedere con uno sguardo più periferico come stanno andando le cose. E, nonostante l'amarezza, dà speranza in UN femminismo più definito, ma inclusivo.